Tra Anagni e Sassuolo  i vecchi televisori a tubo catodico si trasformano in piastrelle. Vallone e Refin, aziende protagoniste del processo (la prima nel trattamento dei rifiuti tecnologici, la seconda come produttrice di piastrelle), partecipano infatti a Glass Plus, un progetto appartenente al programma europeo Eco-innovation ^[1], dedicato alle nuove frontiere virtuose del riciclo. E se l’obiettivo è trasformare la spazzatura in prodotto industriale, quest’anno una grossa opportunità è offerta dal “pensionamento” di massa dei vecchi televisori.

Infatti, il passaggio al digitale terrestre ha accelerato la rottamazione dei dispositivi a tubo catodico, accantonati da molte famiglie italiane per fare spazio ai nuovi schermi digitali: nel 2010 sono state dismesse 80 mila tonnellate di apparecchi (il 39% in più, rispetto all’anno precedente).

Le prime piastrelle sono già in produzione: adesso il traguardo

è perfezionarne l’ impasto: «Produrre mattonelle con il 20 per cento di vetro riciclato, utile per ottenere la certificazione di sostenibilità ambientale americana Leed (Leadership in Energy and Environmental Design), punto di riferimento per l’ edilizia verde», dice Arnold Stabinger, ad di Refin. «Finora abbiamo ottenuto standard qualitativi simili a quelli di una piastrella tradizionale: ora vogliamo raggiungere anche un prezzo competitivo, spinti dal fatto che la domanda di questi prodotti per l’ edilizia cresce anche in Italia». Una piastrella 60×60 usata in una casa di 70 metri quadri dà una “seconda vita” al vetro di 30 televisori di medie dimensioni.

[da repubblica.it ^[2]]