La diciasettesima COP ^[1], conferenza internazionale sui cambiamenti climatici,  si è chiusa ieri a Durban con un esito definito «imperfetto» dalla stessa presidente, Maite Nkoana-Mashabane. Per un verso, è innegabile come a valle di una tornata di lavori piuttosto impacciati ^[2] non si sia certo assistito ad alcun viraggio immediato, né tantomeno corale, alla volta di un nuovo concordato;  dall’altro, guardando a questa COP con il necessario esercizio di realismo (e ricordando la débâcle di Copenhagen, due anni fa, e la non memorabile conferenza di Cancun, l’anno scorso) il prolungamento ad interim del protocollo di Kyoto ^[3] (in scadenza nel 2012), che farà da ponte in vista dell’accordo globale previsto entro il 2015 e destinato a divenire operativo entro il 2020, segna comunque un passo avanti. «Un passo importante» che, secondo il commento di Legambiente ^[4], è «dovuto soprattutto alla coalizione dei volenterosi promossa dall’Europa».