Detrazioni del 55%: la querelle continua

La mancata proroga delle detrazioni fiscali del 55% per il risparmio energetico negli edifici è ancora al centro di un acceso dibattito.

Nella sua nota di ieri il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, si è espresso con decisione rispetto all’ipotesi che le deduzioni non compaiano nella legge di stabilità per il 2011.

Com’è possibile cancellare un provvedimento virtuoso che ha creato lavoro, permesso di ridurre le bollette energetiche, riqualificato case e edifici? Ledetrazioni del 55% per gli interventi di efficienza energetica in edilizia sono sicuramente il più lungimirante intervento di sviluppo sostenibile introdotto negli ultimi anni in Italia. Sarebbe un gravissimo errore cancellarlo e provocherebbe danni assai rilevanti per le imprese e le famiglie. [comunicato stampa su legambiente.it]

Di seguito, riportiamo un sintetico riassunto sulle “cifre” fin qui realizzate dallo sgravio, pubblicato oggi su ilsole24ore.com.

Le domande delle famiglie per le detrazioni del 55 per cento erano state (elaborazioni Cresme su dati Enea) 106mila nel 2007, primo anno di applicazione, per un valore degli interventi di 1,453 miliardi. Nel 2008 il boom, con 248mila domande e un valore di 3,5 miliardi. Poi una stabilizzazione: 239mila domande nel 2009, per 2,95 miliardi, e una stima di 250mila nel 2010, per 3,2 miliardi.

Con tre miliardi medi di interventi l’anno, dunque, la misura è finora costata allo Stato, in via diretta, circa 1,65 miliardi all’anno di minor gettito Irpef (il 55 per cento), anche se spalmato in più anni (fino a un massimo di dieci). L’effetto di spinta al mercato è stato della metà del valore degli interventi, almeno stando a un sondaggio Cresme in cui emerge che il 48 per cento delle famiglie che hanno beneficiato della detrazione non avrebbero effettuato gli interventi in assenza dell’eco-bonus. Su tre miliardi, circa 1,4 miliardi sarebbe frutto della “spinta” del 55 per cento.

Il Cresme ha stimato che nel periodo 2010-2020, con i soli interventi richiesti nel 2007-2010, le uscite per lo Stato saranno di 7,26 miliardi, di cui l’81% per mancato gettito Irpef e il 19% per minore imposte dovute al risparmio energetico, mentre si registreranno maggiori entrate per 5,52 miliardi legate ai maggiori interventi stimolati. Il saldo sarebbe negativo per 1,74 miliardi, 174 milioni l’anno. «Tuttavia – spiegano al Cresme – l’ipotesi di proroga che avevamo suggerito nel Rapporto Saienergia di ottobre, differenziare cioè le aliquote tra le varie tipologie di interventi, premiando quelli con più risparmio energetico, e con controlli più rigorosi sui tetti di spesa per unità di misura, avrebbe comportato un saldo zero per le casse dello Stato».


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