L’Europa archivia la lampadina a incandescenza. E ora si passa ai led
set
2012
Il rientro dalle vacanze ha segnato il pensionamento della lampadina “di Edison”. Come annunciato, dal 1° settembre l’Europa ha messo definitivamente al bando la soluzione a incandescenza, completando la progressiva dismissione iniziata nel 2009: sugli scaffali troveremo solo lampade a Led e (fino al 2016) al neon. I vantaggi sono ormai noti: con i Led si risparmia fino al 70% dei costi e all’80% delle emissioni di CO2, e dal 2009 a oggi la loro durata media è aumentata di più di 5.000 ore. I dati sono tratti dal comunicato con cui il raggiungimento del traguardo è stato commentato dal WWF, che nel frattempo ha inaugurato Topten, un portale dedicato proprio alla rassegna di prodotti rispettosi dell’ambiente e caratterizzati da consumi energetici ridotti.
Per ciò che riguarda lo smaltimento delle lampadine, ricordiamo che quelle a incandescenza possono essere destinate all’indifferenziata, poiché non contengono sostanze nocive. I Led devono essere invece portati all’isola ecologica o restituiti al rivenditore di elettrodomestici (che il decreto ‘uno contro uno’ obbliga al ritiro gratuito di qualsiasi apparecchiatura dismessa dopo l’acquisto di un prodotto nuovo equivalente ), così come le lampade fluorescenti compatte (Lfc). Attenzione, però: mentre il Led deve essere smaltito con l’elettronica di consumo, le lampade fluorescenti compatte vanno nel gruppo R5 dei Raee (fonte: adnkronos).
Il risparmio domestica passa per gli elettrodomestici. Ecco cosa ne pensano gli italiani
lug
2012
A quanto pare, la maggior parte di noi ha già in casa grandi elettrodomestici in classe A o superiore.
È quanto emerge dall’indagine condotta dall’ufficio studi Aires (l’Associazione italiana retailer elettrodomestici specializzati che riunisce le principali aziende e gruppi distributivi di elettrodomestici ed elettronica di consumo) nei punti vendita delle catene aderenti di Roma e Milano.
Oltre l’80% degli intervistati ha dimostrato un atteggiamento consapevole rispetto alla gestione dei consumi domestici di elettricità in relazione alle tariffe biorarie: i due terzi utilizza lavatrice, lavapiatti e prevalentemente la sera o nei weekend, meno del 10% ha sottoscritto piani tariffari alternativi alle biorarie. Solo il 4% dichiara di non avere coscienza del problema.
Certo, bisogna forse fare la tara al desiderio di dichiararsi virtuoso, che rischia sempre di imbellettare le nostre dichiarazione di fronte a un intervista ufficiale. Tuttavia è innegabile come l’atteggiamento degli italiani verso i consumi domestici stia cambiando: inaspettato volano anche il protrarsi della famigerata crisi, che ci spinge a “fare i conti” con ogni aspetto delle nostre giornate.
In questo senso, se la maggior parte degli intervistati pensa che il forno sia il primo responsabile dei consumi,
secondo Legambiente, invece, l’elettrodomestico più “energivoro” è lo scaldabagno elettrico, seguito da condizionatore, congelatore, illuminazione della casa, mentre la lavastoviglie è solo al quinto posto, seguita da lavatrice, frigo, televisore. Il forno elettrico si è classificato ultimo sui 10 elettrodomestici più utilizzati.
[da adkronos]
Elettricità: nel 2011 la metà dei nuovi impianti mondiali è a energia rinnovabile
giu
2012
E in Europa la percentuale sale al 71%.
È quanto emerge dal Renewables Global Status Report, pubblicato da Ren21 (Renewable Energy Policy Network for the 21st Century), il network mondiale per le politiche energetiche.
I dati forniti da Ren21 sui singoli Paesi evidenziano come la diffusione delle rinnovabili non sia più soltanto un affare europeo: negli Usa queste tecnologie hanno coperto nel 2011 il 12,7% del fabbisogno elettrico privato, una percentuale in costante aumento rispetto al 10,2% del 2010 e al 9,3% del 2009. Le fonti pulite coprono anche l’11,8% della produzione statunitense di energia primaria. La Cina, invece, ha confermato nel 2011 il suo predominio nell’installazione di turbine eoliche ed è stata anche il maggior produttore mondiale di energia idroelettrica, nonché leader nella fabbricazione di moduli fotovoltaici. I Paesi dell’America Latina, grazie all’installazione di 113.000 impianti fotovoltaici domestici nel 2011, sono invece ora molto più vicini ad assicurare il pieno accesso all’elettricità dei propri abitanti. Buone nuove arrivano anche dall’Africa, dove lo scorso anno stati installati ben 8.432 nuovi impianti di biogas.
[da energia24club.it]
Anche Apple sceglie le rinnovabili
mag
2012
Come anticipato a febbraio, Apple ha deciso di passare ufficialmente all’energia rinnovabile per alimentare i suoi data center. E lo farà entro l’anno. La notizia mette al riparo l’azienda dalle preoccupazioni suscitate negli ambientalisti dal suo ritardo nei confronti delle colleghe Yahoo!, Google, Facebook, Microsoft: a maggior ragione, vista la scommessa della Apple sul «cloud computing», che non può prescindere dall’utilizzo di server molto dispendiosi in termini energetici.
A tale scopo, l’azienda fondata da Steve Jobs ha acquistato le apposite attrezzature da SunPower, azienda che opera nella produzione di strumenti per l’energia pulita: queste serviranno a costruire due impianti ad energia solare per il data center di Maiden, nel North Carolina. Si stima che il nuovo impianto fotovoltaico fornirà circa 84 milioni di kWh di energia all’anno. Apple utilizzerà inoltre celle alimentate esclusivamente a combustibile biologico. L’area su cui sorgeranno i due impianti coprirà circa 250 ettari.
[Da Punto Informatico]
«Comuni rinnovabili 2012». Da Legambiente la nuova mappatura delle nostre energie.
apr
2012
Quest’anno, la crescita degli impianti installati sul territorio italiano è impressionante. Sono 7.986 i Comuni dove si trova almeno un impianto, con una progressione costante nel tempo: erano 6.993 nel 2010, 3.190 nel 2008 [...]
La prima grande novità è quella di una generazione sempre più distribuita: oltre 400mila impianti di grande e piccola taglia, diffusi ormai nel 95% dei Comuni italiani, da nord a sud, dalle aree interne ai grandi centri e con un interessante e articolato mix di produ¬zione da fonti differenti. È qualcosa di mai visto, che ribalta completamente il modello energetico costruito negli ultimi secoli intorno alle fonti fossili, ai grandi impianti, agli oligopoli [...]
In un anno la produzione è passata da 76,9 TWh a 84,1, secondo i dati del GSE.
Nella premessa sono inoltre sottolineati i principali risultati prodotti da questa crescita delle fonti rinnovabili: si riduce la produzione da termoelettrico, ossia quella degli impianti più inquinanti, diminuiscono le importazioni dall’estero di fonti fossili, si riducono le emissioni di CO2, comincia ad abbassarsi il costo dell’energia nel mercato elettrico, crescono gli occupati nelle fonti rinnovabili.
Ricordiamo che «il rapporto di Legambiente Comuni Rinnovabili fornisce, dal 2006, una fotografia dello sviluppo delle fonti rinnovabili, elaborando informazioni e dati ottenuti attraverso un questionario inviato ai Comuni e incrociando le risposte con numeri e rapporti che provengono dal GSE, dall’Enea, da Itabia e Fiper, dall’ANEV e con le informazioni provenienti da Regioni, Province e aziende».